Una bambina ieri ha risposto male alla madre. Il padre, che se ne stava sdraiato sotto l’ombrellone, l’ha sgridata aspramente e l’ha messa in punizione.
Lei, ribelle come solo i bambini sanno essere, è andata a comprarsi un gelato con i suoi soldi.
Lui le ha preso il gelato, glielo ha stritolato e l’ha buttato via.
Lei si è messa a piangere, in silenzio.
Poi, esaurito il suo compito educativo, se n’è andato.

La madre ha approfittato della sua assenza per spiegare alla sua bambina che il babbo aveva ragione: se tu mi tratti male, interviene il babbo che tratta male te.

La mamma non ha provato nessun senso d’immedesimazione con sua figlia e non ha trovato la durezza del padre inaccettabile.
Ha solo chiesto alla figlia di trattarla meglio. Poteva dire anche, almeno tu.

La bambina le ha detto che lei è come il suo babbo: “siamo due tipi che ci arrabbiamo facilmente” e ha continuato dicendo che adulti e bambini sono uguali e che si devono trattare allo stesso modo.
La mamma le ha detto che proverà a trattarla meglio e che ci provi anche lei.

Nessun commento sul comportamento del padre: lui ha il diritto di trattare male e non deve né scusarsi né promettere di cambiare.
La violenza dei maschi è una questione tra donne: basta non provocarli.
Alla fine, mi auguro che la bambina abbia pensato che le cose vanno meglio se il babbo non va al mare.