In Francia fanno una legge per dire che è reato picchiare un bambino. 
E’ il quarantottesimo paese al mondo. 
In Italia questa legge ancora non c’è. C’è invece la dottoressa Sarah Viola, giudice onorario del tribunale di Brescia, che risponde alla domanda retorica di un settimanale, Gente, “È davvero un bene per i bambini?” 

Il giudice onorario afferma che qualsiasi legge tuteli un diritto, che evidentemente non è rispettato dagli educatori, mette in crisi la loro figura.
Poi sembra riprendersi e scrive che i bambini non devono essere trattati con violenza (per fortuna), a meno che non ci provochino per avere una risposta che li contenga e che dia loro limiti e regole.
Insomma il vecchio principio educativo azione e reazione che pensavamo sepolto dal bel film, francese non a caso, “I coristi”.

Il giudice suggerisce però di non perdere la testa e astenersi dal dare una risposta gratuita, umorale e sproporzionata.
La forza sì, la violenza no.

A parere del giudice un educatore violento, ma con misura, non creerà nel bambino la paura di non essere amato, o di essere in balia di un bruto.
Anzi, il bambino si comporterà con grande senso della responsabilità e accetterà la punizione, corporale o no, con spirito costruttivo. Nessun terrore dunque, si tratta solo di una risposta misurata, non afflittiva, determinata dal suo comportamento sbagliato.

Il giudice onorario è inarrestabile e ha deciso di farci capire quando la punizione corporale diventa irrinunciabile.
“Soprattutto quando non è possibile il dialogo perché l’età del bambino non lo consente.”
Quindi sculaccione libero almeno fino a quando il dialogo non si sostituirà alle botte (ah la forza delle idee).

E conclude: Se non lo sculacci “rischi di creare nel figlio un’angoscia di assenza, una paura di non essere “controllato” da nessuno…..che rischierà di diventare nel figlio aggressività”.

Ricerche internazionali dimostrano semmai il contrario. La violenza sui bambini, e non esiste una dose minima accettabile perché utile, insegna ai bambini, e agli adulti che diventeranno, che la violenza è giustificabile anche nelle relazioni amorose.

Il rispetto, come la violenza, si trasmettono attraverso l’esempio e vanno a far parte dell’intima struttura della personalità.
Sarebbe il caso di dire al giudice, e alla rivista che ospita il suo parere personale, non da esperta, che sono proprio i bambini maltrattati a diventare adulti maltrattanti.